Come tradurre correttamente un menù dall’italiano all’inglese

Sebbene possa sembrare un compito semplice e quasi banale, la traduzione di termini culinari in una lingua straniera presenta diverse insidie. La sfida principale è sicuramente quella di riuscire a rendere il menù quanto più chiaro possibile, evitando però la prolissità e quindi la noia del cliente. Per definizione un menù deve essere accattivante e rimanerlo in ogni lingua.

Tradurre un menù dall’italiano all’inglese: a cosa prestare particolare attenzione

Grazie all’ausilio dei professionisti di cucinaecultura.com servizio catering molto importante a Roma, siamo stati in grado di stilare una serie di accorgimenti che è bene adottare nel caso in cui si volesse tradurre il menù del proprio locale dall’italiano all’inglese

Già a partire dal suo scheletro si possono riscontrare le prime difficoltà e diventa palese come una traduzione letterale spesso risulti inadeguata. Ad esempio, nell’ambito dei secondi piatti, in italiano siamo abituati a trovare la divisione fra menù di terra e di mare; a tal proposito è bene sapere che per un cliente straniero le voci “land menu” e “sea menu” possono sembrare bizzarre e perfino poco chiare. Sarebbe quindi da preferire una traduzione che lasci da parte le figure retoriche e si concentri maggiormente sul senso reale: “meat menu” e “fish menù”.

Alcuni piatti tipici della tradizione italiana hanno un nome proprio e intraducibile, che al fine della comprensione del cliente va necessariamente parafrasato. Ad esempio la voce “tagliatelle alla bolognese” dovrà essere accompagnata da una spiegazione quanto più coincisa ed efficace dei principali ingredienti del piatto, come: “fresh pasta with italian meat sauce”.

Si tratta ovviamente di una dicitura piuttosto riduttiva, ed è possibile che anche dopo averla letta attentamente il cliente abbia le idee poco chiare su come si presenti il piatto e quanto possa ritenerlo soggettivamente invitante. Per questo si ritiene che sia utile allegare una foto di buona qualità a ciascuna delle voci del menù.

Per quanto riguarda i piatti che presentano un nome ormai facente parte del parlato per un cliente del posto, ad esempio la “pizza diavola”, è possibile non riportare affatto il termine italiano, e sostituirlo direttamente con una parola inglese che si riferisce all’ingrediente di maggior rilievo del condimento: “pepperoni pizza”. Ciò favorirà una comunicazione diretta ed efficace col consumatore.

Qualora si tratti di una pietanza eccessivamente complessa è consigliabile inserire nel menù solamente gli ingredienti principali e scrivere accanto che è possibile far riferimento al cameriere per una spiegazione più esaustiva.

Tradurre un menù online: i rischi

Ovviamente sul web c’è sempre un’alternativa più facile a tutto e questo caso non fa eccezione. Infatti esistono dei software appositi per la traduzione dei menù, che con una piccola somma o un abbonamento mensile promettono di risolvere tutti i grattacapo dei ristoratori.

Sebbene questa possa effettivamente rappresentare una buona soluzione per i proprietari di grande catene i cui piatti iconici sono già conosciuti in tutto il mondo e non hanno bisogno di presentazione, non si può dire lo stesso dei piccoli ristoratori, soprattutto quelli di osterie e trattorie che si occupano di cucina tipica italiana. A questi ultimi si consiglia infatti di seguire le indicazioni proposte nell’articolo e possibilmente farsi affiancare da un’agenzia di traduzioni come Opitrad in modo da evitare risultati poco probabili che li farebbero diventare virali sui social!

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