COME SI FESTEGGIA IL NATALE A MILANO E IN LOMBARDIA

Paese che vai, usanza che trovi, dice il proverbio: voi sapete come si festeggia il Natale a Milano e in Lombardia? Quest’anno abbiamo voluto raccogliere qualche tradizione passata e presente per farvi scoprire o riscoprire qualche curiosità su come si vive questo periodo di festa nella nostra città.

L’Avvento Ambrosiano dura di più

I Milanesi, si sa, sono noti per la frenesia con cui vivono la quotidianità. Eppure, quando si tratta di Natale, si prendono addirittura due settimane in più per prepararsi! Sarà che hanno fretta di respirare l’atmosfera più magica dell’anno? L’Avvento nella diocesi ambrosiana dura infatti sei settimane anziché quattro.

Sapete innanzitutto cosa significa la parola “avvento” e perché qui da noi questo periodo ha caratteristiche diverse rispetto al resto del mondo? Avvento deriva dal latino adventus e letteralmente significa “venuta”, “arrivo”. I sovrani in Oriente la utilizzavano per indicare il loro arrivo solenne in una città, dove venivano accolti come benefattori e divinità. La liturgia cristiana riprese quindi questo concetto per riferirlo all’arrivo sulla terra del Figlio di Dio. Per estensione, il termine passò a indicare, più che la ‘venuta’ in sé, il periodo di preparazione alla festa del 25 dicembre.

Ci si chiese allora: quanto far durare questa preparazione? La tradizione più antica, ripresa dal rito ambrosiano, si ispirò al periodo della Quaresima, costruita su un concetto analogo per un totale di 6 domeniche. Secoli dopo, il rito romano abbreviò questo tempo a 4 domeniche.

L’avvento ambrosiano inizia quindi la prima domenica dopo il giorno di San Martino (11 novembre) e prevede sempre 6 domeniche (quando il 24 dicembre cade di domenica, è prevista la celebrazione di una domenica prenatalizia).

Una tradizione venuta da lontano: il ceppo

Ci è stato tramandato un rito che un tempo era molto diffuso in Lombardia (e che lo è ancora in molti paesi del Nord Europa): quello del ceppo, o ciocco, di Natale.

Si tratta di un’usanza di origini antichissime, che si ritrova in tutto il continente europeo a partire dal XII secolo. Nasce in contesti rurali e fa parte di quell’insieme di abitudini e riti propiziatori con funzione bene augurante in vista dell’anno nuovo. Si svolgeva intorno al camino che, ai tempi, era il cuore della casa, in quanto unica fonte di riscaldamento nei lunghi mesi invernali.

Esistono varie versioni del rito in sé, ma ci sono degli elementi comuni. La vigilia di Natale il capofamiglia prendeva tra le braccia un tronco di legno, come se fosse un bambino, e lo poneva a bruciare nel focolare, accendendolo con una fascina di ginepro benedetto. Vi poneva quindi sopra delle monete e recitava una preghiera alla Santissima Trinità (in altre tradizioni la moneta posta sul ceppo era solo una, mentre le altre venivano donate ai familiari). A questo punto, avveniva il brindisi tra tutti i membri della famiglia: parte del vino veniva gettato sul ceppo.

Vi era poi una parte del cerimoniale legata a tre grandi pani, antenati del panettone, che venivano consumati insieme in un momento di convivialità: se ne tagliava però una piccola fetta da conservare a scopo taumaturgico per tutto l’anno successivo (veniva data come medicina a chi si ammalava nel corso dei mesi successivi!).

Il ceppo veniva lasciato ardere nelle 12 notti successive, fino all’Epifania.

Oggi il rito perdura prevalentemente sotto forma collettiva: ci sono varie manifestazioni durante le quali si accende un falò la sera della Vigilia che viene poi mantenuto vivo fino al 6 gennaio. Ma si è tramandato anche sotto un’altra, curiosa forma: quella del tipico dolce francese delle feste, il Tronchetto di Natale! Se non avete un camino o un cortile dove accendere un falò, perché non coltivare la tradizione in questa forma decisamente più gustosa?

Detti e versi in dialetto per celebrare l’inverno

Il dialetto lombardo non gode oggi di molta fortuna: non è stato tramandato ai figli del boom economico, salvo rare eccezioni, e sopravvive per lo più sotto forma di proverbi e detti, spesso legati al mondo contadino.

Il calendario dei contadini era basato sui santi, che segnavano i momenti chiave dell’anno. L’inverno dell’esperienza comune di chi viveva il ciclo delle stagioni andava tradizionalmente da santa Caterina (25 novembre) a san Biagio (3 febbraio). Con l’inizio dell’inverno, il bestiame non andava più al pascolo, ma era condotto nella stalla: “Sànta Catrìna, lìga la vàca àla casìna!” (il giorno di santa Caterina, lega la mucca nella stalla). Il Natale cadeva nel culmine della stagione fredda, tanto che si diceva “dopo Natal, ul frecc el va’” (dopo Natale, il freddo se ne va). A segnare poi simbolicamente la fine di questo periodo difficile vi era la festa di san Biagio, quando il giorno si allunga “do ur as quasi” (di quasi due ore) e “ul frecc l’è ras” (il freddo è colmo).

Come si viveva il giorno di Natale nelle campagne? Ce lo racconta una poesia popolare in dialetto lombardo di cui vi citiamo qualche verso, con la sua traduzione:

Vœuja de NatalVoglia di Natale
[…][…]
La vœuja d’on Natal come ona vòlta,La voglia di un Natale come un tempo,
con tanti vos che riven de lontan,con tante voci che arrivano da lontano,
come in d’on sògn…come in sogno…
Vos de tosann che canten sul sentee…Voci di ragazze che cantano sul sentiero…
…là in fond… tra i fontanitt… vesin al Lamber……là in fondo… tra i fontanili… vicino al Lambro…
“Tu scendi dalle stelle…”“Tu scendi dalle stelle…”
Su donca! Riva gent!Su, dunque! Arriva gente…
Gh’è chi el Natal, Natal come ona vòlta…C’è qui Natale, il Natale di un tempo…
Mett el pariœu sul fœugh…Metti il paiolo sul fuoco…
canella, acqua e saa, farina gialda…cannella, acqua e sale, farina gialla…
e…alé…òli de gombed.e… alé… olio di gomito.
Se sgrana trii rosariSi sgranano tre rosari
e se la cuntom-sù dent in la stalla.e ce la raccontiamo dentro la stalla.
[…]

Sant’Ambrogio e la fiera degli O bej O bej

Il santo patrono di Milano, si sa, è Sant’Ambrogio, che si celebra il 7 dicembre, in coincidenza con l’elezione vescovile del santo avvenuta il 7 dicembre 374. I milanesi sentono particolarmente caro questo santo, che li accompagna nel periodo natalizio e regala loro un piccolo ponte che fa assaporare le imminenti vacanze invernali: ne approfittano in genere anche per addobbare la casa per le feste e fare l’albero di Natale (come sempre, in anticipo sul resto d’Italia, che per tradizione aspetta il giorno successivo).

C’è un’altra antica tradizione che caratterizza questo giorno: quella degli O bej O bej. Di cosa si tratta? È il mercatino tipico del periodo natalizio che si svolge in centro a Milano dal 7 dicembre fino alla domenica successiva: intorno al Castello Sforzesco vengono allestite numerose bancarelle in cui acquistare vestiti, giocattoli, prodotti di artigianato, antiquariato e gastronomici.

Già nel 1288 si hanno notizie di una manifestazione organizzata in onore di sant’Ambrogio, nella zona dell’antica Santa Maria Maggiore. Ma la forma attuale nasce da un episodio risalente al 1510, l’arrivo in città di Giannetto Castiglione, incaricato da Papa Pio IV di riaccendere la devozione e la fede verso i Santi da parte dei cittadini milanesi. Temendo di non essere accolto con favore dalla popolazione, che non nutriva grandi simpatie per il papa, fece preparare un gran numero di pacchi pieni di dolci e giocattoli per i bambini e li distribuì alla folla che seguiva il corteo. Castiglione raggiunse infine la Basilica di Sant’Ambrogio attorniato da una folla festante.

Il nome della odierna fiera deriva proprio dalle esclamazioni di gioia dei bambini, che con l’espressione lombarda “Oh bej! Oh bej!” (in italiano “Oh, che belli!”) accolse i doni del messo papale.

Da allora si cominciò ad organizzare, in questo stesso periodo, una fiera in cui si vendevano non solo abiti e oggetti, ma soprattutto prodotti tipici dell’epoca, come mostarde, castagnaccio e i cosiddetti firòn, castagne affumicate al forno, bagnate con vino bianco e infilate in lunghi spaghi.

Inizialmente le bancarelle occupavano Piazza dei Mercanti; nel 1886 si trasferirono in piazza sant’Ambrogio, adiacente alla Basilica, e qui rimasero per 120 anni, finché nel 2006 la manifestazione fu spostata lungo il Foro Buonaparte, nella zona intorno al Castello Sforzesco.

Se capitate a Milano nei prossimi giorni, non rinunciate a un giro tra le bancarelle alla scoperta di tanti oggetti unici e golose curiosità!

Chi porta i regali a Natale? La tradizione di Santa Lucia

In Lombardia, come in molte altre regioni d’Italia, non è solo Babbo Natale a portare doni ai bambini che si sono comportati bene durante l’anno: altre figure si contendono l’ambito ruolo. La tradizione più sentita in molte regioni lombarde, in particolare Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova, è quella di Santa Lucia.

La martire cristiana vissuta nel IV secolo si festeggia il 13 dicembre: la sua festa coincideva con il solstizio d’inverno (da cui il detto “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia”), che nella tradizione rurale era particolarmente sentito (chi aveva avuto raccolti più abbondanti era solito fare dei doni ai meno fortunati).

La tradizione vuole che la santa, protettrice degli occhi, arrivi in groppa al suo asinello per distribuire dolci e regali ai bambini. Il rituale dell’attesa del suo arrivo è quasi più affascinante dei doni stessi: per prima cosa, bisogna preparare un bicchiere di latte per la santa e del fieno per la sua cavalcatura. Un nonno, nascosto in giardino o in balcone, suona il campanello, per invitare i piccoli ad andare a dormire: se la santa li vedesse, getterebbe loro negli occhi della cenere (santa Lucia è anche la protettrice degli occhi, ricordate?) e se ne andrebbe senza lasciare il suo prezioso omaggio.

Al risveglio, i bambini troveranno doni e dolciumi, ma anche dei piccoli pezzi di carbone, come ammonizione per le marachelle passate.

Le tradizioni natalizie a tavola: non solo panettone

Per concludere il nostro viaggio tra le tradizioni di Natale a Milano e in Lombardia, quale miglior modo se non con un piccolo tour tra i dolci tipici di Natale della regione? Compiti delle vacanze: assaggiarli tutti!

Milano, il panettone: i milanesi vanno fierissimi del dolce per eccellenza delle festività natalizie! Vi avevamo già raccontato le sue origini: la sera della Vigilia era tradizione preparare tre grandi pani da dividere con i familiari. Il nome deriva dalla leggenda di Toni, garzone alla corte di Ludovico il Moro, che inventò un pane di frumento, con burro, canditi e uvetta per rimediare a un errore del cuoco che aveva bruciato il dolce destinato al banchetto natalizio. La sua creazione fu così apprezzata che prese il suo nome: il pan del Toni. Curiosità: il panettone aperto a Natale non viene consumato per intero, ma se ne avanza una fetta per il giorno di San Biagio, il 3 febbraio. Il santo protettore della gola conferirà al dolce poteri taumaturgici che preserveranno la salute delle vie respiratorie per il resto dell’anno!

Brescia, il bossolà: una sorta di ciambella soffice, simbolo di buon auspicio, rimanda all’idea di rinascita. Secondo alcuni, il nome viene dal celtico “bés ‘mbesolàt”, che significa “serpente attorcigliato”.

Cremona, il torrone: nasce nel 1441, in occasione delle nozze tra Bianca Maria Visconti, figlia del duca di Milano, e il condottiero Francesco Sforza. Il nome deriva dal Torrazzo, la torre che affianca la cattedrale di Cremona.

Crema, la spongarda: pane dolce al miele con frutta secca, mele, canditi, uva sultanina e spezie. Il nome deriva dal latino “spongia”, cioè “spugnosa”, soffice.

Monza, il pantramvai: un pane rettangolare con uvette, un tempo si era soliti acquistarlo usando il resto del biglietto del tram che portava i pendolari brianzoli nella capitale lombarda.

Pavia, la torta paradiso: inventata oltre un secolo fa su commissione del Marchese Cusani Visconti, è una torta leggera e soffice, talmente delicata da fare associare il suo gusto alle delizie del Paradiso!

Se avete gradito questo viaggio alla scoperta di come si festeggia il Natale a Milano e in Lombardia ( o avete letto i nostri articoli sulle tradizioni di Natale in Europa e nel mondo), raccontateci le vostre tradizioni: noi siamo dell’idea che di motivi e modi per fare festa con le persone a cui vogliamo bene, non ce ne siano mai abbastanza!

Buon Natale e buone feste da Opitrad!

Condividi questo articolo!
Post correlati