Da cosa si riconosce un interprete professionista per aziende?

Interpreti per aziende: quando traduzione fa rima con professionalità (e fedeltà)

Abbiamo parlato di interpretariato e interpreti per aziende con Laura Canonica. E’ stata una chiacchierata illuminante e molto piacevole: la pubblichiamo qui di seguito ringraziando ancora, per la sua disponibilità e professionalità, Laura Canonica.

Valore aggiunto: perché è importante affidarsi a professionisti esperti, soprattutto nel vastissimo campo dell’interpretariato?

Opitrad - Da cosa si riconosce un interprete professionista per aziende?

Per garantire la comprensione totale e fedele di tutto quello che viene detto in qualsiasi modalità può essere detto (ad esempio durante conference call con problemi di audio e di ascolto non ottimale) e anche in settori specialistici.Un altro motivo per cui è importante affidarsi a professionisti esperti si può trovare nei lavori di interpretariato con trattative e negoziazioni di natura commerciale o legale tra le parti. In quei casi diventa cruciale poter disporre di un professionista esterno e super partes, capace di garantire imparzialità nell’ambito della trattativa che è stata intavolata.

Lessico Specialistico e stile pubblicitario: quali specificità hai incontrato lavorando come interprete per il settore della moda? E quali “abitudini di traduzione” (a volte è meglio lo specialistico, altre meglio usare il pubblicitario) hai sviluppato?

Prima di tutto vorrei dire che l’impronta dell’interpretariato, cioè della traduzione finale, viene data da chi parla e non da chi interpreta. Quello che cambia è quindi il profilo, ovvero il “risultato finale” della comunicazione che bisogna dare. Di conseguenza, se il tono o il registro stilistico del parlante è formale, sarà formale anche l’operato dell’interprete. Se però il contesto è discorsivo, come spesso succede agli interpreti per conferenze stampa dedicate ad argomenti non particolarmente specialistici: diciamo che, in quei casi, anche una buona “presenza di spirito” aiuta avere buoni risultati. Cosa che invece non avviene quando la materia è di tipo finanziario-legale, oppure in ambito scientifico: lì è impossibile improvvisare.

In quei casi qual è il miglior aiuto per un interprete che voglia agire con professionalità?

La documentazione. Gli interpreti professionisti chiedono sempre documentazione e materiali informativi in anticipo: è la prima richiesta, in assoluto, che viene fatta a qualsiasi cliente (e viene fatta anche nel suo interesse).
Devo anche dire che questa richiesta non viene sempre soddisfatta allo stesso modo: non tutti gli operatori di questo mercato sono sensibili, non tutte le agenzie comprendono questa necessità insistendo sempre col cliente per farsi dare documentazione. Né, a lato-cliente, esiste sempre disponibilità in questo senso.

Forse per riservatezza…

Certo: e in effetti è l’unica grossa remora giustificata. Non a caso, molte agenzie di interpretariato inseriscono una clausola di riservatezza già nella lettera di incarico.Spesso questa condizione si verifica per incarichi di interpretariato su argomenti finanziari, soprattutto in contesti aziendali dove la riservatezza è fondamentale. Parlo ad esempio di financial statement che non sono soggetti a obbligo di pubblicazione oppure anche di arbitrati dove tutto è coperto da obbligo di riservatezza legale. In tutti questi casi è possibile ricevere documentazione, che però logicamente viene fornita dietro accordi di non-disclosure.

Uniformità e coerenza: che peso hanno in una traduzione specialistica?

Parlare di uniformità nell’interpretariato e nella traduzione comporta grosse differenze. Io partirei da un principio-base: l’interpretariato simultaneo deve avere appropriatezza nel linguaggio e nella scelta terminologica. Chiaramente, poi, ogni interprete simultaneo va a creare una costruzione sintattica e un registro stilistico che fatalmente sono un po’ sacrificati. Dico fatalmente perché l’interprete traduce il parlato man mano che lo sente e quindi con qualche parola di “staccco”. Questo vale in particolar modo per quelle lingue che hanno una struttura diversa dalla nostra: nella mia esperienza ho visto che il tedesco tende a penalizzare determinate costruzioni sintattiche e registri stilistici dell’italiano.

Esistono altre “barriere” che impediscono agli interpreti professionisti di svolgere la loro attività in modo ottimale?

Dopo 25 anni di lavoro come professionista dell’interpretariato, penso che la barriera sia sempre la stessa: il ritmo di esposizione dei relatori, soprattutto quando sono madrelingua americani. Molti di loro, in tutta sincerità, non contemplano nemmeno l’esigenza di una traduzione.Tutto questo ragionamento parte da una considerazione semplice e, addirittura matematica: l’italiano parlato ha una lunghezza che supera del 25% i medesimi concetti espressi in inglese. Quest’ultima è una lingua molto più sintetica e tutti (soprattutto i relatori) dovrebbero considerare questo semplice dato matematico. Quando il parlante è, diciamo così, turbo, anche l’interprete è portato a adeguarsi di conseguenza: è costretto a togliere avverbi e inizia a parlare a macchinetta sacrificando l’intonazione che, comunque, in un contesto pubblico ha una sua rilevanza.

A questo punto, se il contesto delle conferenze è così arduo, qualcuno penserà che è più “comodo” fare l’interprete di trattativa!

In realtà non si può mai dire con certezza, perché anche gli interpreti di trattativa possono essere chiamati in settori altamente specialistici: basta un semplice interpretariato nel settore manifatturiero, per esempio nell’ambito dei macchinari, per fugare ogni facile entusiasmo. Ricordo ancora il mio primo incarico da professionista: dovevo tradurre una trattativa su palle da bowling nella Svizzera tedesca, con un parlante che non aveva un titolo di scuola superiore e si esprimeva (per giunta) in un peculiarissimo dialetto locale: altro che “comodo”…Dico questo perché quello che viene prospettato come un puro e semplice interpretariato di trattativa, nell’80% dei casi non lo è quasi mai: dietro si celano assai spesso anche un lavoro di chuchotage o anche una velata richiesta per interepreti di consecutiva.

Cosa apprezzi di più in una traduzione? Cosa ti fa dire: “Ah, questa è proprio una traduzione ben fatta”?

La prima cosa che apprezzo in una traduzione è la fedeltà, mentre la seconda è l’appropriatezza terminologica: cioè la precisione che fa “azzeccare” all’interprete determinati concetti. In terza battuta, ma non meno importante per saggiare la professionalità di un interprete, c’è il fattore-ritmo.

Quali sono le caratteristiche del Cliente Ideale? Quali informazioni, specifiche o accorgimenti vorresti che fossero messe a disposizione dalle aziende per favorire un buon lavoro di traduzione o interpretariato?

Oltre alla documentazione, di cui abbiamo già parlato, basterebbe già il semplice rispetto: intendo cioè la capacità di tenere un ritmo e un “volume di voce” compatibili con la traduzione. Poi c’è anche la considerazione: nelle fasi di dibattito, ad esempio, sono Clienti Ideali quelli che si abituano a utilizzare sempre le cuffiette per ricevere la traduzione simultanea da parte dell’interprete e che si accertano di parlare in modo chiaro nel microfono, magari senza raccontare barzellette e aneddoti inestricabilmente collegati a una cultura locale e quindi… intraducibili 🙂

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