Tradurre un ricettario in inglese può essere molto divertente

È proprio vero che l’Italia è la patria dell’eccellenza alimentare. E questo è ancora più vero nel campo della traduzione che, grazie alle nostre specialità gastronomiche ma non solo, ospita sempre più testi in qualche modo collegati alla cucina, alle sue mille varianti e ai macro-settori (penso chiaramente al Turismo) che ne fanno uso.

Opitrad offre da sempre un servizio di traduzione qualificato anche nel campo alimentare. I documenti che riceviamo in questo campo sono molto diversi tra loro e vanno dalle descrizioni più squisitamente tecniche  a quelle più particolari, dunque sarebbe avventato dire che per tradurre in campo alimentare occorre una e una sola professionalità. Per fare i traduttori in campo alimentare occorre, come in tante cose della vita, una buona dose di versatilità unita alla proverbiale pazienza millenaria.

Non è quindi vero che le traduzioni in questo segmento di mercato sono monotone e schematiche: anche tradurre un ricettario in inglese può essere molto divertente e ce ne siamo accorti anche noi, nella nostra agenzia che ha sede a Milano, capitale di Expo. Proprio un insieme di testi al contempo frammentari ma bisognosi di omogeneità, come i ricettari, hanno ricordato a noi di Opitrad che molte traduzioni in campo alimentare si possono migliorare con l’uso di 3 semplici “ingredienti”:

  • Velocità
  • Precisione
  • Flessibilità

… Vediamo insieme perché.

Consigli per chi vuole tradurre un ricettario in inglese

Volete tradurre un ricettario in inglese? Siate veloci, precisi e flessibili. Ecco quello che abbiamo imparato qui in Opitrad, dopo diversi anni di traduzione al servizio di chi cucina:

  1. Velocità
    Certo: 100 grammi di formaggio si può comunque tradurre 100 grams of cheese ma siamo pur sempre nell’ambito di una ricetta e non di un racconto romanzato. Il fuoco arde e bisogna fare presto: potete quindi concedervi, a volte se il contesto lo permette, di “tagliare via” quell’of.
  2. Precisione: ricordatevi i fondamentali
    Ogni ricetta ha un inizio, una serie di ingredienti che vengono aggiunti e una fase finale in cui il piatto verrà servito: dunque beginadd e serve non dovranno mai mancare nel vostro kit di verbi.
  3. Flessibilità: attenzione alle costruzioni inverse
    Noi italiani siamo italiani: amiamo ricamare intorno alle cose. Gli anglosassoni lo sono meno: sono più diretti. E voi state traducendo per loro o, comunque, nella loro lingua. Usate allora delle costruzioni dirette: anziché scrivere (e di conseguenza tradurre paro-paro) “Prima di servire X fate Y” o “Il piatto Z si può preparare nel modo K e nel modo Q”… fate gli inglesi. E quindi “rifriggete” per bene il tutto, così: “Fate Y prima di servire X” o “Potete preparare il piatto Z nel modo K e nel modo Q”. Via le costruzioni passive, via le costruzioni inverse. O per rimanere nel campo alimentare: prima la base, poi la guarnizione

Potremmo infatti paragonare una traduzione alimentare a una costante ricerca dell’essenziale. Tradurre testi alimentari è un po’ come “mettere a dieta” il testo: forse non piacerà a tutti ma di certo è utile… giusto?

Tradurre un ricettario in inglese: l’esperienza Opitrad

Noi di Opitrad abbiamo tenuto in considerazione questi semplicissimi 3 consigli per tradurre le ricette dell’iniziativa #risodascoprire: una selezione di 30 ricette, dal dolce al salato, che partendo da Milano dimostra le moltissime (a proposito di flessibilità) doti del nostro amato riso.
È proprio vero: c’è un riso giusto per ogni occasione, così come c’è una parola “giusta” per ogni tipo di ricetta. Qui nella nostra agenzia, quando si tratta di traduzioni per il settore alimentare, quel motto ormai è diventato ricorrente come il prezzemolo.

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